Duomo di Santo Stefano

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Progettato dall’architetto Francesco Valenti, la cui pianificazione venne in parte modificata dagli ingegneri Mario Pagano e Giovanni Crinò, il Duomo venne costruito su un’area ricavata dall’abbattimento del settecentesco Teatro Comunale e della seicentesca Chiesa dell’Addolorata in sostituzione del vecchio, il quale era stato chiuso al culto perché gravemente danneggiato durante la sanguinosa battaglia del 20 luglio 1860 tra le truppe borboniche e garibaldine. Venne inaugurato il 27 dicembre 1953 da Mons. Giudo Tonetti, Arcivescovo coadiutore di Messina, che lo consacrò dedicandolo a Santo Stefano Protomartire Patrono Principale della “Città Nobilissima”. 

Il culto di questo Santo risale al 1481 quando alcuni preti Caldei di fede ortodossa, traducendo una vecchia pergamena con caratteri orientali, svelarono come le ossa di un braccio rinvenute venti anni prima dentro l’altare della chiesetta bizantina di S. Maria del Boschetto appartenessero al Protomartire e vi fossero state deposte in età medievale.
Il popolo ed il clero di Milazzo ottennero il consenso di venerare queste reliquie, così nel 1521 posero S. Stefano quale nuovo Protettore della città.
La festività venne fissata alla prima domenica di agosto per celebrare il 3 agosto 1461, giorno della invenzione del Santo Braccio. L’edificio si presenta tripartito con le navate laterali suddivise da cinque arcate.
Sulla navata di destra è presente una grande pala d’altare di S. Andrea e S. Pietro (1800), mentre l’altare di S. Giovanni Bosco precede la sezione del transetto con al centro l’altare del Sacro Cuore di Gesù (1956) con statua settecentesca in cartapesta. Ai lati dell’altare ci sono due tele di Scipione Manni: L’Adorazione dei Magi (1755) e il Martirio di S. Sebastiano (1753). Sulla parete frontale troviamo il Crocefisso in legno e stucco di autore ignoto, ridipinto nel 1961. Nella navata di sinistra è collocato un bassorilievo litico della Madonna col Bambino di scuola fiorentina, l’acquasantiera invece è un’opera gaginesca scolpita per la rinascimentale Chiesa dell’Annunziata al Castello. Subito dopo troviamo la tavola della Natività, o Adorazione dei Pastori, datata al 1573 e ancora l’altare dedicato a S. Rita (1964) che accoglie la statua della Santa (1932).

Segue il quadro dedicato al Martirio di S. Stefano (1729) del messinese Letterio Paladino. L’attiguo altare, dedicato al Cuore Immacolato di Maria, è del 1957. Troviamo poi la tela dei SS. Martiri Milazzesi (vittime, tra il 251 e il 257, della persecuzione operata da Tertullo, governatore di Sicilia, su editto dell’Imperatore Decio), opera di ignoto, commissionata nel 1622 dai Giurati per il Duomo antico. Altre due opere di Scipione Manni sono presenti all’interno della Chiesa Madre: nella parete frontale del transetto una tela, la Madonna del Lume (1754), e il Velario Pasquale, utilizzato in occasione della Settimana Santa. Il fonte battesimale rinascimentale proviene dal Duomo Antico, mentre l’altare maggiore è un’opera neoclassica del tardo Settecento. Tra il 1991 ed il 1992 è stata realizzata la retrostante struttura atta ad ospitare la statua di S. Stefano, realizzata nel 1784 dallo scultore Filippo Quattrocchi Romano e ai cui lati sono poste due tavole di Antonello de Saliba datate 1531: S. Pietro e S. Paolo.
Nel presbiterio sono presenti altre tre opere di questo artista, al centro la Natività e ai lati due piccoli dipinti rappresentanti S. Rocco e S. Tommaso. In alto l’Annunciazione, attribuita al pittore messinese Antonio Giuffrè così come, sul lato opposto, il S. Nicola in trono e storie della sua vita (1485). Nel tetto, a cassettoni policromi e decorati, sono due affreschi che raffigurano episodi della vita di S. Stefano Protomartire. Gli otto medaglioni sulle due pareti della navata centrale raffigurano: S. Stefano, S. Francesco da Paola, i Santi Martiri Milazzesi, il milazzese S. Leone II Papa, S. Gaetano, S. Antonio da Padova, il Beato Annibale Maria di Francia e S. Eustochia Smeralda Calafato. La sacrestia è arredata con mobili settecenteschi, mentre il campanile è caratterizzato da cinque campane, quattro delle quali provengono dal Duomo Antico.
Il Tesoro è composto da un ostensorio in argento dorato del 1500, donato probabilmente da un prelato inglese al tempo di Enrico VIII Tudor, dal reliquiario del Braccio di S. Stefano in argento e argento dorato del 1688, da un altro reliquiario in argento con il legno della Santa Croce, da due Corone in argento sbalzato del XVII secolo e dalla raggiera in argento che adorna, nella solennità, il capo di S. Stefano.

Nella chiesetta di Santa Maria del Boschetto (contrada Parco) venne rinvenuta, oltre cinque secoli fa, una cassetta di piombo nella quale vi era una reliquia ed una antica pergamena scritta con caratteri non saputi decifrare.
Nell’anno 1481, come ha raccontato nel suo “Milazzo sacro” (1696) Padre Francesco Perdichizzi, cappuccino, e nella trascrizione che l’ing. Domenico Ryolo fece della copia redatta nell’800 da Giuseppe Piaggia, “passando per Milazzo alcuni Preti Caldei e leggendo lo scritto lo trovarono proprio loro linguaggio e riferirono che fra queste reliquie vi era il braccio di S.Stefano Protomartire.”
“Non diedero i Milazzesi a quei preti piena fede, ma ricorrendo all’arcivescovo s’addossò questi la cura di far migliore diligenza con far di nuovo riconoscere la scrittura.”
Fu infine riconosciuta la traduzione dei preti Caldei prima del 1521 e da allora si ripose la reliquia nella Chiesa Maggiore e si incominciò a festeggiare con speciale devozione il Santo Protomartire.